Una famosa citazione scientifica afferma che la struttura fisica del calabrone non è compatibile con il volo in quanto il suo corpo è troppo pesante rispetto alle ali, ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso. Allo stesso modo un bimbo di 9 anni che si affaccia nel mondo del Rugby non può, al suo primo anno di attività, capire immediatamente le alchimie e i meccanismi di questo sport. Lo sanno tutti che ci vuole tempo, ma Manuel non lo sa e dopo pochi mesi sembra che giochi a Rugby da una vita. Il nostro è uno sport bellissimo ma, ahimè, tremendamente duro, sia fisicamente che mentalmente. Si prendono e si danno botte, se piove ci si bagna, si cade nel fango o nella polvere. Quasi sempre chi prende le botte non è colui che poi finalizza l’azione, ed è difficile spiegare a un bimbo che è proprio grazie al suo sacrificio se il compagno va in meta. Manuel questa cosa l’ha recepita subito. Fuori dal campo è un pacioccone morbidoso, ma dentro al campo diventa una furia. E’ molto, molto difficile fermarlo. Dapprima ci prova, perchè è giusto non lasciare niente di intentato, ma quando si trova in difficoltà cerca sempre l’aiuto del compagno, così come non ha problemi a gettarsi nella mischia quando è il compagno ad essere in difficoltà. E anche quando l’avversario in velocità inevitabilmente lo supera, Manuel prova a rincorrerlo fino in fondo perchè non si sa mai cosa potrebbe succedere. Fuori dal campo non lo senti mai dire una parola di troppo nè verso i compagni nè verso gli allenatori, nè tantomeno verso gli avversari. Perchè alla squadra ci tiene e ha capito lo spirito di questo sport. Questa prefazione per far capire al lettore quale sofferenza possa aver provato Manuel la mattina di domenica 7 maggio, quando dopo una notte insonne a causa di un problema fisico gli avevano detto che non avrebbe potuto giocare. Ma come? Siamo a Treviso!!! E’ tutto l’anno che aspettiamo questo torneo, doveva succedere proprio oggi? Manuel chiede di poter comunque stare a bordocampo a sostenere i compagni. Durante la prima partita qualche genitore da fuori prevede che Manuel da lì a poco sarebbe esploso, non ce l’avrebbe mai fatta a stare fermo a guardare. E infatti pochi minuti dopo siamo già tutti alla ricerca della sua maglia perchè Manuel aveva chiesto al coach di poter giocare la partita successiva. Dice di stare meglio, che se la sente. Non si può dirgli di no, dobbiamo provarci. Manuel entra in campo, si vede che non è lo stesso del giorno precedente, è stanco e spossato ma ci prova fino a quando non è stremato. Ok Manuel, basta così. Non possiamo chiederti di più. Il torneo finisce, e nel pomeriggio ci spostiamo allo stadio quello vero, quello di Monigo dove gioca la Benetton, mica discorsi. Dopo le partite scendiamo giù a fare merenda, Manuel è tre volte campione olimpico di terzo tempo e non possiamo fargli saltare anche questo appuntamento. Arrivano i giocatori della Benetton. Prima Zanni, poi Fuser e Filo Paulo, poi altri ancora. Manuel impazzisce, in realtà forse non sa nemmeno come si chiamano di nome perchè diciamoci la verità, in Italia seguire il Rugby non è proprio una cosa semplicissima. Ma Manuel non lo sa, quelli sono i suoi eroi, capisce che non è il caso di provare a placcarli (anche se secondo noi per un attimo ci ha pensato) e cerca di farseli amici chiedendo loro gli autografi mentre loro si stavano rifocillando con panino e birra. Panino e birra? Ma come? Questi giocano in Pro12, in Nazionale, e fanno merenda a panino e birra insieme a noi? Che sport strano. Manuel riesce senza alcuno sforzo a farsi fare gli autografi su un piccolo blocchetto da appunti che subito esibisce come se avesse vinto la finale. Foto di rito, con Zanni che si scusa con noi perchè ha fatto la foto con la bocca piena. Zanni, abbi pazienza, stavi mangiando e bevendo tranquillo, siamo noi casomai a chiederti scusa. Eh si, è veramente uno sport strano. Poi i bimbi si sa… corrono saltano si azzuffano… fatto sta che il giorno successivo Manuel dice di aver perso il blocchetto con gli autografi e chiede disperato se qualcuno l’ha trovato. Negativo. Eh no, Manuel dopo quel che è successo il giorno precedente si merita che la squadra ricambi. Potevamo scaricare da internet una foto qualsiasi, stamparla su un cartoncino presentabile e farci sopra uno scarabocchio dicendogli che era un autografo vero. Manuel l’avrebbe bevuta, ma assolutamente no, il Rugby non funziona così, qui non si prende in giro nessuno. Decidiamo di contattare la Benetton nella persona del dirigente Giovanni Grespan, uno che di Rugby un po’ se ne intende, scudetti e maglia Azzurra sul curriculum, uno che organizza tornei riservati a poche migliaia di intimi, per raccontargli quanto successo e chiedergli se fosse stato possibile rimediare con un piccolo ricordino. Grespan è una figura di quelle che in altri ambiti ti fa rispondere dalla segretaria, ma lui non lo sa perchè i rugbisti, così come i calabroni, non sanno niente ma lo fanno lo stesso e dopo neanche ventiquattr’ore risponde personalmente chiedendo l’indirizzo a cui spedire il ricordino per Manuel. Non chiede nient’altro. Oggi, nel giorno del suo compleanno, Manuel ha ricevuto un pacco arrivato direttamente dalla Benetton, e altro che ricordino. Mentre noi semplicemente speriamo di avervi spiegato, in una pagina, come funziona il Rugby (e i calabroni).